L’hotel è semplice, pulito. Nulla di più. Ma è vicino all’aeroporto.
La sveglia è alle 6.40, non per scelta. Un rumore piuttosto ingombrante di un aereo a poche centinaia di metri dal tetto dell’albergo. Probabilmente è il primo volo del mattino.
Ormai sono sveglio, in quel limbo tra sogno e realtà che è uno dei miei luoghi preferiti, dove faccio incontri casuali mai banali.
E non appena il rombo solido dei motori nel cielo si spegne lentamente e lontano, inizio a pensare al modo in cui tutto è cominciato. A come, io al pari di tanti altri, abbiamo iniziato ad ascoltare la musica. Perché la discografia, badate bene, è un invenzione moderna. Ma la musica no. Sganciare questi due concetti l’uno dall’altro aiuta a mettere a fuoco molto meglio la visuale.
La musica esiste da sempre, probabilmente esiste nell’aria o in qualche dimensione più o meno parallela dalla quale qualche fortunato riesce ad attingere le note più ispirate. Esiste nel suono del vento tra le foglie e in quello di un ramo che percuote un sasso. È da li che nasce tutto, fino ad evolversi e trasformarsi, arrivando alla nascita dei primi strumenti musicali. Ma la musica ha il problema – o la celestiale caratteristica – di essere evanescente come le bollicine di una cola versata nel bicchiere. E per quasi tutto il tempo della sua esistenza ha trovato nella sua forma nativa suonata l’unico modo di essere ascoltata. I concerti. La musica dal vivo.
Poi è arrivata la discografia.
È un’invenzione recente, che non va indietro nel tempo di più di un paio di generazioni. Nata dall’esigenza di poter godere della musica ogni volta che si avesse voluto farlo, ha cambiato di molto le regole del gioco. Chiariamo: se avessi voluto ascoltare un bel brano dopo pranzo, almeno fino ai primi del ‘900, avrei dovuto comprare uno spartito di carta della mia “canzone” preferita e ingaggiare un gruppo di musicisti (più o meno ampio a seconda della partitura). Questi si sarebbero accomodati nel mio salotto e dopo aver accordato per bene tutti gli strumenti sarebbero stati in grado di allietarmi con le mie note preferite. Piuttosto aristocratico, affascinante. Ma anche complicato.
Tutto cambia, prendo un disco di vinile e lo metto sul giradischi. Tutte le volte che voglio, stando attendo a non rovinarlo. Una bella opportunità. E tutto sommato il vinile ha anche il suo fascino discreto. Con quella copertina stampata quasi fosse un album (appunto) di fotografie, con l’elegante e lucido nero dei suoi solchi musicali. Un oggetto, più o meno di culto, con il suo profumo e il suo carattere.
Tutto cambia, di nuovo. Arriva la registrazione digitale, arrivano i compact disc. Un po’ di fascino, ammettiamolo, si perde. C’è la plastica di copertina, le misure ridotte delle immagini, questo suo effetto specchio terribilmente anni ’80. Ma è comodo e soprattutto durevole.
E poi tutto cambia ancora. Mp3, internet, streaming. Ora la musica ha quasi fatto il giro. Il supporto non esiste più. Apparentemente. L’offerta è continua e smisurata. Una giungla di canzoni sempre disponibili come sugli scaffali del supermercato. Avere tutto rischia di portarti a non avere niente.
E allora pensi alla fortuna che hai avuto, quando a quindici anni te ne andavi al negozio di dischi e potevi permetterti di comprarne solo uno. Li ascoltavi tutti, ti passavi il pomeriggio e poi tornavi a casa con il tuo trofeo che sarebbe rimasto al tuo fianco per la vita. Lo ascoltavi fino a conoscerne i respiri, e alla fine faceva parte di te.
Ma un altro aereo sta partendo, la realtà è nei nostri smartphone e sarà il caso che si faccia il possibile per renderla affascinante. La musica, alla fine, ha mille forme ma una sola meravigliosa sostanza.
Apparso su “La Voce di Reggio Emilia” – Emiliano Fantuzzi ©
È sempre interessante leggere i tuoi pensieri attorno alla musica, quelli legati alla passione che si è trasformata, per te, anche in lavoro.
Ma alla fine, la scelta del vinile che decidevi di acquistare, da dove arrivava? Qual era l’elemento che trovavi e che ti suggeriva che era quello, l’album da portarsi via?
E ora, che collezione di vinili hai? Li riascolti mai? Ti lasci ancora trascinare dalla musica ‘sporca’ e ‘graffiata’?
Ciao Lia 💖