La velocità ha il suo fascino, da sempre. Inevitabile. Un brivido a volte, un’esigenza altre.
Il tempo è denaro ma il denaro non ha tempo, né di aspettare né di capire.
Sono da sempre più attratto dalle canzoni lente, quelle che nell’ambiente vengono definite “ballate”. Il pezzo romanticone, emozionante, che racconta prendendosi il tempo per farlo.
Il tempo è una componente importante della musica, un elemento caratterizzante come pochi altri. È quell’elemento che può trasformare un brano lento in una hit da ballare ogni venerdì sera. È un battito come quello del nostro muscolo cardiaco, che scandisce il nostro tempo, le nostre emozioni, la nostra evoluzione.

Quel battito ha un tempo preciso. È il tempo del naturale, della crescita. È il tempo con cui gli alberi schiudono le gemme che diventano foglie. Il tempo in cui l’acqua condensa e diventa pioggia. Il tempo in cui un ovulo e uno spermatozoo diventano un figlio.
Sono tempi che non possono cambiare, lo scandire della vita e del suo evolvere. Da sempre.

Ma la velocità ha il suo fascino e suoi inganni. Una voglia di arrivare prima, irrefrenabile. Ci circonda quasi completamente nel lavoro, nella crescita, nei rapporti sociali. A volte addirittura negli affetti. Quasi sempre nelle emozioni, che svaniscono in impalpabili sensazioni volatili.
Il corpo, la mente e lo spirito si distaccano nella velocità creando una costante sensazione di vuoto. Non c’è corrispondenza tra le nostre espressioni, non c’è possibilità di fare incastrare i pezzi. Siamo saliti sulla giostra e lei gira parecchio veloce. Difficile scendere.
Ma se riesci a farlo succede qualcosa. Improvvisamente succede qualcosa. Ti vedi, ti senti, ti ascolti. Ti scopri o riscopri. C’è chi le chiama vacanze, ma la verità è che dovrebbe essere la vita.
I brani lenti mi aiutano a farlo, allargano l’armonia e la possibilità di percepire. Il suono è evocativo, sono frequenze, vibrano come vibra tutto l’universo. E come noi quando ci ricordiamo di farlo. L’affamo soffoca, il respiro libera. Non dobbiamo andare da nessuna parte. Alla fine tutto torna nella scatola, come una partita a Monopoli. Case, soldi, proprietà. Tutto torna nella scatola, punto e a capo. La prossima è un’altra partita e non è detto che i giocatori saremo sempre noi.
Dilatare i tempi per vedere noi stessi, uno sguardo rispettoso per capire che forse non siamo così sbagliati, così incapaci, così in ritardo. Tutto corre, ma non sempre la direzione è chiara.
Io sono lento di natura, a volte veloce per obbligo. Ma non mi lamento.

Ascolto consigliato: Beck – Sea Change (2002, prodotto da Nigel Godrich)

 

Apparso su “La Voce di Reggio Emilia” – Emiliano Fantuzzi ©

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